LE PAROLE
La donna, perché d’ora in poi nessuno avrà più coraggio di chiamarla ragazza, parla con il ministro dell’Interno coprendosi il volto con il quadro di Mario per non farsi interpretare il labiale. Si scherma con la grande fotografia che ha fatto il giro di tg e giornali: il vice brigadiere Rega in alta divisa, sorridente e fiero, il giorno del matrimonio, una vita fa. Parla solo lei. E’ uno sfogo. Composto, ma deciso. Il vicepremier e titolare del Viminale la ascolta e intanto la fissa, rimanendo sempre piegato sulle ginocchia: «Mario credeva in te, ma non è giusto morire così in una notte di luglio, mentre si sta facendo il proprio lavoro per gli altri. Non è giusto, ministro. Voi dovete stare dalle parte di chi fatica, dovete dare risposte agli onesti: sono loro, siamo noi che esigiamo ragione e giustizia. E io, poi, come faccio adesso? Mario, il mio Mario, era lo Stato. E voi dovete stare sempre con lui. Con noi».
Salvini ascolta questa farmacista che forse lascerà Roma, per restare comunque la moglie del carabiniere, ma a casa sua al Sud. La scorta, il cerimoniale, i carabinieri, i parenti sono tutti bloccati. Nel pomeriggio, contattata dagli amici più cari, Rosa Maria dirà quasi per sdrammatizzare: «Al ministro gliele ho cantate, mi ha sentito». Ma è solo un modo per percorrere certe curve di rabbia che la attraversano come brividi. «Ho detto che Mario credeva in Salvini perché Mario credeva nello Stato e in chi lo rappresentava. La droga, poi. L’ha sempre combattuta, era un esempio per tanti ragazzi, era uno buono, era il mio Mario». Il ministro dell’Interno, dopo il fuoriprogramma se ne va, seguito dalla scorta. In tanti qui, specie gli anziani, lo fermano. Lo toccano. Lo chiamano «presidente». Gli dicono di «non mollare». Per essere alle pendici del Vesuvio l’accoglienza non ha nulla da invidiare a quella riservata a Luigi Di Maio, che è di Pomigliano, a una manciata di chilometri da qui, l’enfant du pays.
IL TESTO DELLA LETTERA
Da «gioia e dolore, solitudine e fierezza», nasce la lacrima «che solo la moglie di un carabiniere prova», frutto «di tutti quei valori cui suo marito è legato e che lei farà suoi». La moglie di un carabiniere «deve possedere le qualità di un padre e di una madre allo stesso tempo, essere sempre attiva ed intraprendente, far fronte a tutte le necessità, essere capace di svolgere allegramente le sue mansioni anche se è stanca o ammalata, ed essere capace di cambiare casa, abitudini e amicizie spesso e all’improvviso», si legge nel testo – pubblicato su molte pagine Facebook da mogli e fidanzate dei militari dell’Arma – letto da Rosa Maria davanti alla bara del marito, sulla quale durante le esequie sono state deposte alcune foto della coppia sorridente durante le nozze.
SALVINI “EROE, AVRAI GIUSTIZIA”
Anche Matteo Salvini ha partecipato ai funerali del carabiniere ucciso a Roma, Mario Cerciello Rega, a Somma Vesuviana, nel Napoletano, dove il carabiniere era nato. Il ministro dell’Interno ha seguito la funzione con l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, e gli altri rappresentanti politici e istituzionali. Non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti presenti, ma ha affidato il suo pensiero ai social network. «Onorato di averti reso omaggio oggi nella Casa del Signore dove ti eri sposato pochi giorni fa, di aver potuto abbracciare tua moglie, di averti ringraziato a nome di tanti Italiani», si legge sul profilo del leader della Lega. Il messaggio si conclude con una promessa e un saluto: «Quanta tristezza, avrai Giustizia. Ciao Mario, Eroe Italiano». Nel giorno dell’addio a Mario Cerciello Rega, il titolare del Viminale ha stretto le mani alla vedova del carabiniere, Rosa Maria Ersilio, ed è andato via commosso
Antonino corbeddu dice
Onore al carabiniere caduto durante il servizio e onore a tutta l’arma. Salvini in qualita’ di ministro deve battersi affinche certe cose non succedano piu’. L’arma dei carabinieri e’ un eccellenza dell’italia come tale va difesa affinche loro possano diffendere tutti noi cittadini. Viva l’italia