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Guide e Tips

Lavate i piatti a mano? Ecco cosa succede di GRAVE al tuo corpo…

6 Agosto 2019 by Lorenzo Lascia un commento

Un gesto molto semplice e che la maggior parte di noi donne fa, specialmente la sera, e che, senza saperlo, può portare dei seri danni alla salute. Di cosa stiamo parlando? Lavare i piatti!! Approfondiamo maggiormente l’argomento. Vedendo l’immagine in molti penseranno che stiamo parlando di piccoli danni alla salute magari causati dall’acqua calda che può creare delle micro-lesioni capillari alle mani ma niente di tutto questo. I problemi alla salute di cui parliamo sono enormemente più gravi e di certo non dipendono da scottature causate dall’acqua o da secchezza della pelle dovuta all’acqua fredda. In pochi infatti sanno che, lavare i piatti a mano può causare dei seri danni alla salute per via dei batteri che rimangono sul piatto. Un recente articolo pubblicato su Consumer Reports consiglia infatti di lavare i piatti attraverso lavastoviglie per via delle temperature di lavaggio. L’acqua fredda o tiepida, infatti, non è in grado di rimuovere fino in fondo i batteri presenti nei residui di cibo. Anche nel caso utilizzassimo l’acqua calda, la temperatura non sarebbe comunque sufficiente: il massimo sopportabile per le mani è 60-63 gradi una temperatura non ancora congrua per l’eliminazione di tutti i batteri. Senza poi considerare la spugnetta con la quale facciamo le pulizie delle stoviglie!!

ATTENZIONE! HAI VINTO! RITIRA IL TUO PREMIO!

La maggior concentrazione di sporco e batteri è proprio sulla spugnetta e la stessa viene passata su ogni piatto, posata e bicchiere contribuendo, più che all’eliminazione dello sporco, alla proliferazione dei batteri di stoviglia in stoviglia. Da qui, se ne deduce, che la soluzione ottimale per procedere alla completa e sana pulizia dei nostri piatti è solo e soltanto una: la lavastoviglie. Sono però tante le donne che pensano che l’elettrodomestico non sia di aiuto: in primo luogo i piatti vanno comunque prelevati, in secondo luogo spesso non basta un pasto per riempirla e così i piatti (e i cattivi odori) invadono la lavastoviglie per almeno un giorno con effetti controproducenti per la cucina e, più in generale, per l’intera casa. cosa possiamo dire, la soluzione ottimale ancora non esiste ma se volete essere sicuri per la vostra salute evitando di ingerire germi e batteri dannosi per il vostro corpo, usate sempre la lavastoviglie ed evitate la semplice pulizia a mano!

E se non avete la lavastoviglie? Ecco una selezione delle migliori del 2018

Miele G 6820 SC è una lavastoviglie da libera installazione, significa che può essere posizionata in qualunque parte della cucina o ambiente della casa dotato di presa elettrica e attacco per l’acqua. Ottima scelta per le famiglie numerose e per lavaggi frequenti vista la capacità di carico per 14 coperti. Le dimensioni sono standard 60x60x85 cm. Classe di efficienza energetica A+++ con un consumo energetico per ciclo di 0,49 kWh e annuo di 189 kWh (calcolato basandosi su 280 cicli di lavaggio in modalità ECO). Per quando riguarda il consumo idrico è un modello che utilizza 6,5 litri per ogni ciclo. Il livello di rumorosità si attesta sui 43 dB.

Bosch PerfectDry SMS88TI36E è una lavastoviglie moderna e tecnologicamente avanzata, e risulta la più silenziosa. Caratteristica unica nel suo genere è l’asciugatura 3D, un sistema di ultima generazione che sfrutta la tecnologia Zeolith per asciugare stoviglie in ceramica, porcellana, vetro e plastica. Grazie all’impiego della Zeolite, un minerale poroso di origine vulcanica, l’umidità nelle stoviglie viene assorbita e trasformata in calore. Questa tecnologia contribuisce a migliorare l’efficienza energetica dell’elettrodomestico, che si colloca in Classe A+++ -10%. Per chi ha bambini in casa (per sterilizzare biberon, tiralatte e ciucci) c’è l’opzione Purezza Plus.

Smeg LVS43STXIN, lavastoviglie a libera installazione dalle dimensioni standard (60 x 60 x 85 cm), ha una capacita di carico pari a 13 coperti. La classe di efficienza energetica è A+++ mentre il livello di rumorosità è di 43 dB. Esteticamente si presenta con una linea gradevole e molto minimalista. La colorazione è inox con una maniglia vecchio stampo che comunque rende lo stile piacevole. La superficie ha subito un trattamento speciale per impedire la formazione di aloni e lasciare impronte. Il pannello di controllo è posizionato sul bordo superiore in modo da essere invisibile con lo sportello chiuso. I programmi di lavaggio sono 10 e riescono a rispondere un po’ a tutte le esigenze.

La più conveniente sul mercato è sicuramente la Electrolux ESF7636ROX. Lavastoviglie con larghezza standard da 60 cm e capacità di 13 coperti, Electrolux ESF7636ROX presenta un design moderno, colorazione inox con sistema antimpronta e ampio display centrale. Classe di efficienza energetica A+++, consumo per ciclo 0.821 kWh. Consumo idrico per ciclo di 10.5 litri. Il livello di rumorosità non supera i 44 dB. I programmi di lavaggio disponibili sono 6 e in particolare: AutoFlex 45°C e 70°C, Eco 50°C, Flexiwash, GlassCare 45°C, intensivo 70°C e QuickPlus 60°.

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Le false credenze

Ecco i tre errori più comuni che hai commesso, almeno una volta, convinto di fare la cosa giusta.

  • È meglio usare l’acqua fredda e un buon detersivo. È sbagliato: la temperatura dell’acqua è fondamentale per ottenere un buon risultato e non può essere compensata con il detersivo. L’acqua calda, infatti, sgrassa e rimuove lo sporco più velocemente. Indossa i guanti per sopportare meglio il calore, altrimenti armati di pazienza: più l’acqua è fredda più dovrai sfregare.
  • Se il detersivo produce molta schiuma, vuol dire che sgrassa di più. Non è vero: tanta schiuma non favorisce il lavaggio. Gli ingredienti schiumogeni, come abbiamo visto nel nostro test sui detersivi per piatti, non hanno molto a che vedere con il potere lavante.
  • Più detersivo utilizzo, meno fatica faccio. No è corretto: ogni detersivo ha un potere sgrassante che, raggiunto il livello massimo, non migliora all’aumentare delle dosi.

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La dieta delle 10 prugne che ti fa perdere 10kg in 15 giorni!

5 Agosto 2019 by Lorenzo Lascia un commento

La dieta delle 10 prugne è un regime alimentare molto particolare che consente di dimagrire velocemente e senza sforzi.

Questa dieta lampo è l’ideale per chi vuole perdere qualche chilo in vista di un’occasione importante. Consente infatti di riattivare il metabolismo, eliminare la ritenzione idrica e migliorare il funzionamento dell’intestino, regalandoci un ventre piatto, gambe toniche e una pelle luminosa. Tutto grazie alle prugne secche, dei frutti ricchi di benefici e proprietà nutritive, troppo spesso ignorati ed esclusi dalla dieta.

Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) bastano circa 10 prugne al giorno per migliorare la salute dell’apparato digerente e di conseguenza quella di tutto il corpo. Le prugne secche infatti contengono pochissime calorie, sonoprive di grassi, zuccheri e sale, ma possiedono in compenso un elevato contenuto di fibre. Le loro proprietà le rendono alleate della salute e della dieta, perché sono dietetiche, ma con un alto potere saziante. Mangiandole potrete perdere peso in breve tempo, senza soffrire la fame e con pochissimi sforzi. 

Come funziona la dieta delle 10 prugne? Questo regime alimentare – che andrebbe seguito sempre dopo aver richiesto il parere del medico – dura una settimana e prevede due giorni liberi (di solito il week end), il cui è possibile mangiare qualsiasi cosa. A metterlo a punto è stata anni fa la nutrizionista Evelina Flachi (amica e dietologa di Antonella Clerici e del suo compagno Vittorio Garrone) su richiesta del California Prune Board, ossia il consorzio dei produttori di prugne della California. La dieta sfrutta le qualità delle prugne, combinate con quelle della verdura e della frutta di stagione.

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Ciò che rende perfette le prugne secche per dimagrire è il fatto che si adattano a qualsiasi esigenza. Si possono infatti utilizzare per preparare moltissimi piatti, sia dolci che salati. La giornata inizia con due prugne secche, consumate a stomaco vuoto, accompagnate da una tazza di tè verde, yogurt e frutta di stagione. A pranzo gustate riso integrale con zucchine e carote, concludendo il pasto con due prugne secche. Dovrete fare la stessa cosa a cena, dopo aver gustato un’insalata mista con gamberetti, rucola e noci. Il menù giornaliero prevede anche due spuntini: uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio a base di prugne secche (mangiatene due).

Le prugne secche sono capaci di dare grandi benefici al nostro corpo riattivando il metabolismo, riducendo la ritenzione idrica e migliorando la funzionalità intestinale. Le prugne così regalano pancia piatta, gambe più snelle e persino una pelle più luminosa.

Seguire questa dieta lampo è molto semplice: basta consumare 10 prugne al giorno per una settimana con due giorni liberi, solitamente il week-end, in cui è possibile mangiare qualsiasi cosa si voglia senza ovviamente abbuffarsi.

Esempio: dieta della 10 prugne secche

  1. Mattino: 2 prugne abbinate a tè verde e frutta di stagione
  2. Spuntino: 2 prugne secche e mandorle secche
  3. Pranzo: riso con verdure di stagione e 2 prugne secche
  4. Spuntino: 2 prugne secche
  5. Cena: carne bianca o pesce, insalata mista, 2 prugne secche

Consiglio smart: se vi annoia la routine potete inoltre utilizzare le prugne anche in deliziose ricette sia dolci che salate.

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Noleggio lungo termine: 5 motivi per cui conviene ai privati

18 Luglio 2019 by Lorenzo Lascia un commento

I vantaggi del noleggio auto a lungo termine per i privati

Ormai sempre più compagnie forniscono offerte per noleggio a lungo termine ai privati. È un servizio nato per andare incontro alle esigenze degli agenti di commercio, professionisti in generale e delle aziende. La possibilità di scaricare l’IVA e il recupero della spesa su un mezzo strumentale come l’automobile, garantisce un ottimo risparmio a queste categorie. Noi di Comparasemplice.it, abbiamo individuato 5 motivi per cui conviene il noleggio a lungo termine ai privati.

Le premesse per la convenienza

Il noleggio a lungo termine è un contratto stipulato con una compagnia, in cui viene pagato un canone fisso mensile che comprende, oltre al noleggio del veicolo, anche un pacchetto servizi. Prima di chiarire che cosa comprende il pacchetto servizi è necessario che l’impiego dell veicolo per usi privati sia accompagnato da alcuni requisiti che rendono vantaggioso questo servizio.

  • Una percorrenza media annua di circa 15.000-20.000 chilometri: al di sotto di questa cifra, il noleggio a lungo termine diventa poco efficace e conveniente. Difatti il noleggio è calibrato proprio per chi, percorrendo molti chilometri, ha delle spese di manutenzione impegnative.
  • Possibilità di sostenere una spesa fissa: ogni utente deve porsi la domanda se vuole o può sostenere una spesa fissa mensile o preferisce pagare tutto e subito. In questo caso sceglierà altre soluzioni, come il classico acquisto.
  • Contratto a tempo indeterminato: direttamente collegato al punto precedente, le compagnie di noleggio devono accertarsi della vostra solidità patrimoniale. Il contratto a tempo indeterminato è un requisito minimo per chi richiede il servizio da privato.

Questi punti sono fondamentali per rendere economicamente vantaggioso il noleggio a lungo termine per i privati.

Noleggio auto a lungo termine per privati: cosa comprende

Il canone fisso comprende non solo l’autovettura fisica, ma un pacchetto di servizi che lo rende una vera alterativa al leasing o all’acquisto. I servizi compresi sono:

  • Assicurazione RCA
  • Assicurazione furto/incendio
  • Manutenzione ordinaria
  • Bollo
  • Assistenza stradale 24h
  • Cambio pneumatici estivi/invernali

Questo è il pacchetto base offerto da quasi tutte le compagnie di noleggio a lungo termine.

5 motivi per cui il noleggio lungo termine conviene ai privati

Prima di mostrarvi un esempio pratico dei costi di un noleggio a lungo termine, abbiamo identificato 5 motivi per cui conviene il noleggio a lungo termine ai privati.

 

  1. Nessun immobilizzo di capitale: sempre più offerte prevedono un anticipo del tutto abbordabile o addirittura assente. Dal primo mese di utilizzo, pagherete il canone pattuito senza dover decimare il vostro patrimonio.
  2. Flessibilità del contratto: nella loro formula più consolidata e conveniente, il noleggio è compreso tra i 36 e i 48 mesi. Tuttavia se, ad esempio, dopo il primo anno di utilizzo le vostre esigenze sono cambiate e decidete di terminare anticipatamente il contratto, la compagnia effettuerà un ricalcolo del canone solo sui 12 mesi in cui avete utilizzato la vettura. Non sarete costretti, dunque, a coprire anche i mesi che avevate pattuito con il primo accordo. Tutto questo senza penali da pagare o costi aggiuntivi.
  3. Costi fissi: il vero grande vantaggio economico del noleggio a lungo termine è proprio la certezza dei costi. Ipotizzando un canone mensile di 350€ per un totale di 48 mesi di noleggio, l’utente, escluso il carburante, saprà già con certezza quanto spenderà per la propria mobilità. Ricordiamo che nel canone è compresa sì l’autovettura ma anche un pacchetto servizi che spazia dall’assicurazione RCA, alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
  4. Auto sempre nuova: se siete abituati a viaggiare con la vostra automobile o percorrete comunque molti chilometri per altri motivi, avrete a disposizione un mezzo sempre nuovo e affidabile.
  5. Il tempo: il vantaggio per eccellenza del noleggio a lungo termine è il risparmio di tempo. In caso di sinistro, le compagnie si occuperanno di tutte le pratiche e vi forniranno una vettura sostitutiva. Il pagamento del bollo sarà effettuato dalla compagnia stessa. Cercare la migliore offerta assicurativa non sarà più necessario. Chi usufruisce del noleggio a lungo termine dovrà solo salire a bordo della propria auto e fare rifornimento.

Quanto costa? Un esempio pratico

Per capire quanto può venire a costare il noleggio a lungo termine di una FIAT 500 1.2 EasyPower Pop (GPL), diamo un’occhiata all’offerta presente sul nostro preventivatore.

Il canone è di 231,00 € per 48 mesi e comprende:

  • Copertura RCA
  • Tassa di proprietà
  • App gratuita per la gestione dei servizi
  • Sistema di infomobilità I-care
  • Assistenza stradale
  • Possibilità di restituire l’auto il 13° mese senza penali

Il costo del nuovo, da listino, parte da 15.350,00 €.

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Dal 1° luglio verrà introdotto lo scontrino elettronico, ecco come funziona

30 Maggio 2019 by Simone Lascia un commento

La fattura elettronica ha rivoluzionato i pagamenti nel nostro paese e sulla scia di questa novità si è deciso di fare qualcosa di molto simile con lo scontrino. Lo scontrino elettronico è infatti la nuova versione del classico tagliando di carta che viene emesso da supermercati e negozi per la certificazione degli acquisti. Un articolo del decreto fiscale che è collegato alla manovra finanziaria parla proprio dell’argomento. Anzitutto va precisato che sarà inizialmente un’esclusiva di tutti quegli esercizi commerciali che hanno un fatturato superiore ai 400mila euro.

A partire dal 1° gennaio del 2020, poi, verranno coinvolti tutti gli altri negozi. La modifica diventerà effettiva il prossimo 1° luglio e si tradurrà nell’obbligo di memorizzare e trasmettere per via telematica gli scontrini e le fatture all’Agenzia delle Entrate. La doppia data non è casuale, come tutte le novità deve essere lanciata con cautela, cercando di capire quali sono le principali difficoltà prima della diffusione su larga scala. Tra l’altro, l’articolo prevede uno sconto fiscale del 50% per quel che riguarda l’acquisto dei nuovi registratori di cassa che si renderanno necessari, quelli “vecchi” non potranno più essere usati.

Per i clienti diventerà una garanzia digitale di non poco conto, di conseguenza andrà conservato ogni documento telematico per la presentazione successiva nella dichiarazione dei redditi e le varie detrazioni fiscali. Lo scontrino elettronico manderà presto in soffitta quello cartaceo: l’obiettivo è quello di inviare i dati direttamente al Fisco, sfruttando la modalità digitale. Il volume di affari che è stato citato per i primi “esperimenti” (400mila euro) deve riferirsi all’anno 2018, mentre per le attività iniziate nel corso del 2019 sono escluse in automatico dall’obbligo per il relativo anno solare.

La spiegazione precisa si trova all’interno del Decreto Legislativo 127 del 2015, per la precisione il quinta comma del secondo articolo. Il consumatore finale riceverà una sorta di documento commerciale che potrà anche essere integrato dal codice fiscale oppure dal numero della partita IVA, a conferma della validità tributaria. Ci sono comunque degli esoneri che vale la pena approfondire. Lo scontrino elettronico non sarà una prerogativa di diverse attività.

Ecco l’elenco completo:
cessioni di tabacchi e di altri beni commercializzati in via esclusiva dall’Amministrazione dei monopoli di Stato;
cessioni di beni iscritti nei pubblici registri;
cessioni di carburanti e lubrificanti per autotrazione nei confronti di clienti che acquistano al di fuori dell’esercizio di impresa, arte e professione;
cessioni di prodotti agricoli effettuate dai produttori agricoli in regime speciale;
cessioni di giornali quotidiani, di periodici, di supporti integrativi, di libri;
somministrazioni di alimenti e bevande rese in mense aziendali, interaziendali, scolastiche ed universitarie, nonché in mense popolari gestite direttamente da enti pubblici e da enti di assistenza e di beneficenza;
prestazioni didattiche, finalizzate al conseguimento della patente, rese dalle autoscuole;
cessioni da parte di venditori ambulanti di palloncini, piccola oggettistica per bambini, gelati, dolciumi, caldarroste, olive, sementi e affini non muniti di attrezzature motorizzate, e comunque da parte di soggetti che esercitano, senza attrezzature, il commercio di beni di modico valore, con esclusione di quelli operanti nei mercati rionali;
somministrazioni di alimenti e bevande effettuate in forma itinerante negli stadi, stazioni ferroviarie e simili, nei cinema, teatri e altri luoghi pubblici e in occasione di manifestazioni in genere;
cessioni di cartoline e souvenirs da parte di venditori ambulanti, privi di strutture motorizzate.

Un altro elenco di attività esonerate dallo scontrino fiscale si trova nel Decreto del Ministero delle Finanze del 13 febbraio 2015, in particolare servizi di stampa e recapito dei duplicati della patente di guida, i servizi di gestione del pagamento dei corrispettivi dovuti dall’utenza per le pratiche di competenza del Dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici resi nei confronti degli utenti dal concessionario in esecuzione del contratto di concessione stipulato con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Infine, sono esonerati i trasporti pubblici collettivi di persone, veicoli e bagagli al seguito per cui i biglietti rappresentano una certificazione fiscale.

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Le principali tipologie di condizionatori in commercio per rinfrescare ogni ambiente

22 Maggio 2019 by Simone Lascia un commento

L’estate si sta avvicinando: manca un mese e le temperature cominceranno a diventare più torride, rendendo a dir poco insopportabili alcune ore del giorno. Un rimedio utile per rimanere comodamente a casa o in ufficio è quello dei condizionatori o climatizzatori. Nel corso degli anni questi strumenti sono diventati sempre più sofisticati e tecnologici, facendo dimenticare i primi modelli rumorosi e in grado di sprecare molta energia. Grazie ai condizionatori le temperature degli ambienti chiusi risultano fresche e piacevoli grazie a un apposito liquido refrigerante. Di solito si usa il cosiddetto R32, ma non solo. I vantaggi non sono soltanto relativi alla maggiore sopportazione del caldo. In effetti questi dispositivi permettono di deumidificare e filtrare l’aria, risultando utili anche d’inverno per riscaldare abitazioni e altri luoghi.

Le tipologie presenti sul mercato sono tante, si va da quelli fissi a quelli portatili, senza dimenticare i dual split e gli inverter, con o senza pompa di calore. Avrete sicuramente sentito tutti questi termini ascoltando qualche pubblicità alla televisione o alla radio, ma cosa significano esattamente? Per ogni tipologia c’è ovviamente una spiegazione specifica che vale la pena approfondire per non fare confusione. La scelta dei condizionatori può sembrare complicata ma “rinfrescando” le idee i dubbi andranno via di sicuro.

Ecco i principali modelli in commercio. Le differenze riguardano la tecnologia sfruttata dai modelli. Quelli con pompa di calore consentono anche di riscaldare gli ambienti, una possibilità agevolata dallo scambio termico. Una tipologia molto innovativa è quella inverter. Questi condizionatori rimangono accesi per parecchio tempo consumando però poca energia, un vantaggio non indifferente. Quando si raggiunge la temperatura preferita, infatti, lo strumento riesce a lavorare a basso regime e il clima fresco non va di pari passo con lo spreco di corrente.

I modelli split sono invece quelli con una sola unità refrigerante per ogni unità esterna, diversamente dai dual, trial e multi split, così chiamati in base al numero di strumenti da usare a fronte di un’unica unità esterna. I condizionatori fissi possono essere anche privi di unità esterna: le funzioni sono tutte integrate e il rumore è più basso rispetto ai “concorrenti” con l’unità stessa. Molto interessanti sono i dispositivi portatili, economici e semplici da trasportare come suggerisce il nome. Possono quindi essere spostati da una stanza all’altra, nonostante il consumo energetico vada monitorato in maniera costante.

Tre sono le sigle da tenere bene a mente: BTU (British Termal Unit), la quantità di energia consumata dal condizionatore per rinfrescare o riscaldare la casa; SEER, l’indice di efficienza energetica stagionale; SCOP, l’indice di prestazione stagionale. Tra i principali condizionatori presenti attualmente sul mercato ci sono quelli di Ariel Energia. La nuova gamma di Inverter è un perfetto connubio tra design e tecnologia. Si tratta di strumenti che hanno un aspetto molto armonioso e arrotondato, con tanto di scocca frontale e profilo trasparente. La tecnologia Inverter e gli alti coefficienti SCOP e SEER che abbiamo appena descritto consentono ai climatizzatori di lavorare ai massimi livelli rispettando i requisiti di eco-sostenibilità, riducendo in maniera drastica i consumi.

Ogni funzione può essere tranquillamente controllata tramite il telecomando a raggi infrarossi, con display a cristalli liquidi per avere l’insieme completo dei vari parametri di funzionamento. La tecnologia Dc Inverter permette un’erogazione della potenza graduale e progressiva, senza dimenticare la dose di energia che viene somministrata in base alle effettive necessità di comfort per quel che riguarda l’ambiente. Ariel Energia ha deciso di sfruttare un apposito refrigerante che si chiama R410A. Non è un semplice refrigerante, ma la scelta migliore per quel che concerne il rispetto dell’ambiente. In effetti non danneggia l’ozono grazie alla totale assenza di coloro, per non parlare dei costi di esercizio che vengono ridotti della metà. Infine, vale la pena ricordare che l’accensione e lo spegnimento con la funzione “Timer” possono essere programmati in modo simultaneo nell’arco delle 24 ore.

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Vecchie lire, quanto valgono le banconote con Bernini e le monete di Roma Capitale

21 Maggio 2019 by Simone Lascia un commento

Le banconote e le monete rare rappresentano un collezionismo dal fascino intramontabile. L’Italia è passata all’euro nel 2002 e da quel momento le vecchie lire sono diventate reperti che però hanno un valore importante in determinati casi. Molti pezzi che sono passati per le nostre mani e che ci sembravano così comuni possono garantire ora una piccola e interessante fortuna. Due esempi interessanti sono quello delle 50mila lire cartacee e delle mille lire a moneta. Di cosa stiamo parlando? Tra le banconote rare, quella da 50mila lire con il volto di Gian Lorenzo Bernini disegnato sono di grande valore. Secondo i principali esperti di numismatica, infatti, la quotazione oscilla tra i 200 e i 1000 euro.

Le caratteristiche sono presto dette. Si tratta del biglietto con la scritta in rosso della serie, l’autoritratto del celebre scultore e il particolare della Fontana del Tritone sullo sfondo. Ne sono state stampate due negli anni Ottanta. La prima è diversa dalla seconda per la colorazione e lo stesso sistema di stampa. Inoltre c’è un filo metallico all’interno per la sicurezza della cartamoneta e che è stato sistemato verticalmente. La prima tipologia di stampa fu caratterizzata da 700mila pezzi, mentre furono di più quelli della seconda (un milione per la precisione). Tra gli altri elementi distintivi non vanno dimenticate le emissioni che furono stampate su una carta che conteneva delle fibrille fluorescenti.

Non sono da meno le mille lire del 1970, una moneta molto particolare a partire dal taglio. Siamo stati abituati a maneggiare sempre mille lire cartacee, invece quasi mezzo secolo fa ci fu il conio di questi soldi commemorativi. Si sta parlando della moneta messa in circolazione dalla Zecca di Roma in occasione dei cento anni della proclamazione della Capitale. Può sembrare un pezzo rarissimo, al contrario ci si può imbattere in esso in diversi mercati di tutto il paese. In uno dei due lati è rappresentata la testa della Dea Concordia che è rivolta verso destra. La stessa testa è circondata da piccole perline e dalla scritta “1870-1970 Concordia”. L’altro lato è invece impreziosito dalla celebre pavimentazione del Campidoglio, la sede del Comune di Roma e da un’altra scritta “Roma Capitale 1000 lire”.

Furono davvero pochi gli esemplari a circolare subito dopo il conio, nonostante le molte persone che si recarono nelle filiali della Banca d’Italia per ritirare l’importante moneta. Qualche impiegato ministeriale fu fortunato grazie alla scelta di inserire il pezzo nello stipendio, anche se soltanto in determinate zone del nostro paese. Il peso è di circa 14 grammi, mentre il diametro è pari a 31,44 millimetri. A quanto ammonta il suo valore attuale? Bisogna fare una distinzione per non cadere in errore. Il fatto che fossero molto comuni all’epoca e anche oggi ha abbassato progressivamente la quotazione.

Una moneta con le mille lire di Roma Capitale può arrivare a non più di 20 euro, mentre il valore massimo raggiunto nel corso di un’asta online è 20,50 euro, come avvenuto nel 2013. Non ci si deve far scoraggiare, però, dalla cifra così bassa. Sempre nel lontano 1970 venne prodotta una serie divisionale di queste particolari mille lire, in argento. I pezzi furono 2500, distribuiti mediante un’apposita confezione speciale e un esemplare di prova come avviene spesso in questi casi. La versione di prova fa gola ai collezionisti, tenuto conto del nobile metallo con cui è stata realizzata. Si possono ottenere tra i 500 e i 700 euro, mentre per un esemplare conservato in perfette condizioni ci sono persone disposte a spendere mille euro.

Sia questa moneta che la banconota citata in precedenza hanno due storie che le rendono speciali e appetibili. Per la definizione esatta degli euro corrispondenti intervengono diversi fattori. Non si tratta soltanto della data di emissione e della tiratura, ma anche della conservazione vera e propria come questi due esempi ci hanno confermato. Nel caso delle monete, poi, più ci si avvicina al cosiddetto “fior di conio” (praticamente perfette) e maggiori saranno le probabilità di incassare un valore alto. Vanno cercati anche i collezionisti giusti. Molti di loro non vogliono vendere i loro pezzi rari per alcun motivo al mondo, ma non sono meno numerosi coloro che hanno trovato monete e banconote in casa dopo tanto tempo e vogliono capire se è possibile ricavare qualcosa mediante un’apposita trattativa.

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